È possibile che Giuseppe Garibaldi sia stato ospite del paese di Mili Marina? Con buona probabilità si, anche se non esistono riferimenti scritti ma soltanto alcune storie tramandate verbalmente di cui sono venuto a conoscenza.
Giuseppe Garibaldi, 1866 |
La marinota Concettina Munagò narrava spesso che la propria madre le raccontava un episodio che vedeva Giuseppe Garibaldi ospite presso una casa di Mili Marina. Il racconto le era stato tramandato a sua volta dalla bisnonna che probabilmente è stata testimone della vicenda.
La sig.ra Concettina da qualche anno non è più tra noi ma sono sicuro che in molti la ricorderanno, soprattutto a Mili Marina. Appartenente ad una famiglia numerosa, tre sorelle e due fratelli, è stata dirimpettaia della casa dei miei genitori per diversi anni, prima di trasferirsi nuovamente a Mili Marina, suo paese natale. Ricordo che lei e una sua sorella che le faceva visita più volte hanno raccontato di questo episodio e in questo articolo cercherò di verificarne l'attendibilità.
Garibaldi ha visitato la città di Messina per ben due volte: nel 1860 e nel 1882, anno della sua morte avvenuta il 2 Giugno.
Cominciamo proprio da quest'ultima visita: il settantaquattrenne Generale giunse a Messina la mattina del 27 Marzo 1882 con il vapore Marco Polo; con lui erano la moglie Francesca Armosino, i figli Menotti, Manlio e Clelia, Achille Fazzari e alcuni suoi fedelissimi. I siciliani stavano per celebrare il VI centenario dei Vespri e per l'occasione, Garibaldi, era stato invitato a Palermo.
I messinesi accorsero festosi per acclamarlo, ma vedendolo ammutolirono. Garibaldi ormai era l'ombra di sé. Venne portato all'albergo Belle Vue, nella Palazzata, per un breve riposo. Nessuna visita, nessun ricevimento, niente feste, niente discorsi. Il giorno stesso, prima di proseguire il suo tragitto, rivolse un’affettuosa lettera di commiato diretta «ai miei cari e fedeli Messinesi», che venne riportata per intero dalla Gazzetta di Messina del 28 Marzo.
Palazzata e statua del Nettuno prima del terremoto del 1908 |
Questa ipotesi è quindi da escludere. Andiamo ad analizzare quella più famosa avvenuta il 27 Luglio del 1860, dopo la caduta di Milazzo.
I libri di storia ci dicono che Garibaldi entrò a Messina, il 27 Luglio 1860, in un caldo e afoso pomeriggio estivo, e ci confermano la sua presenza in città almeno fino al 2 Agosto quando Giuseppe Garibaldi decide d'incontrarsi con l'ufficiale borbonico Tommaso Clary. Verosimilmente si è soffermato in città almeno fino al 12 Agosto giorno in cui Garibaldi s'imbarca per raggiungere la Sardegna, al fine di sbloccare una situazione con le autorità piemontesi e far partire nuovi volontari per la Sicilia.
In queste giornate di permanenza nella città dello stretto, con buona probabilità, ha visitato molti luoghi «strategici» di Messina e Mili Marina, in quegli anni, era un «luogo strategico» essendo divenuto un importante meta di villeggiatura per le facoltose famiglie della borghesia mercantile, che proprio nel piccolo paese avevano deciso di costruire le loro ville.
Peraltro, a quel tempo, nel villaggio sembra che vivesse un Tagliavia, parente del più famoso Pietro Tagliavia, armatore palermitano e azionista maggioritario della società di navigazione La Trinacria. I discendenti diretti di quel Tagliavia oggi sono i Caminiti, gestori della locale farmacia, ed è proprio da una discussione fortuita con Rossella Caminiti e con Francesco Garufi che sono venuto a conoscenza di questo raccordo con il loro «celebre» antenato, che non ha fatto altro che rafforzare e confermare questa tesi.
Ad avvalorare il tutto esisterebbero delle lettere autografe di Garibalidi indirizzate alla famiglia Tagliavia, che in passato sono state donate al ex-presidente del senato Giovanni Spadolini e di cui non si sa più nulla. Immagino siano andate ad arrichire l'archivio documentario della Fondazione Spadolini Nuova Antologia ma anche su questo bisognerebbe indagare opportunamente.
Giovanni Spadolini con parte della sua collezione. |
Come dicevo, Pietro Tagliavia, era un amatore palermitano che nel 1869 darà vita a La Trinacria una società di navigazione famosissima al tempo, dotata di una flotta mercantile moderna e «preziosa» per tonnellaggio e qualità del naviglio che, in seguito, la famiglia Florio acquisterà per buona parte.
Di umili natali, Pietro, si era inizialmente dedicato all'attività del padre (Federico) che curava l'approvvigionamento delle navi che facevano scalo a Palermo. Si trasferì in Inghilterra, per un lungo periodo dove perfezionò la conoscenza della lingua e soprattutto si aprì a nuovi orizzonti. Al ritorno in patria, avviò un'attività di noleggio marittimo, assumendo la rappresentanza di alcune compagnie straniere, i cui vapori all'ancora nel porto di Palermo approvvigionarono di armi gli insorti del 1860, tra i quali il fratello Giuseppe, caduto affrontando le truppe borboniche nelle campagne di Monreale, qualche giorno prima dell'ingresso in città di Garibaldi. E a Garibaldi, che gliene sarà sempre grato, Pietro donò 2000 fucili Remington acquistati in Inghilterra, a dimostrazione di una partecipazione alle vicende risorgimentali forte e sentita.
Storia dei Florio, 2007 | I Florio, 2008 |
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